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La 3^ edizione di Rome Med, tre giorni di lavoro per un’agenda positiva

Stabilizzare le crisi e lavorare a un’agenda positiva per il Mediterraneo. E’ questo il cuore di Rome Med-Mediterranean dialogues, che per tre giorni (30 novembre-2 dicembre) ha visto 45 tra capi di stato, ministri e leader di organizzazioni internazionali esaminare i nuovi equilibri e la centralità strategica della regione. La conferenza, giunta alla sua terza edizione e organizzata dalla Farnesina e dall’Ispi, è stata preceduta da venti forum tematici per approfondire i quattro pilastri sui cui si basano i lavori: prosperità, sicurezza, migrazioni e società civile e cultura.
Sono rappresentati 56 paesi e 80 think tank internazionali per esaminare gli scenari dopo la presa di Raqqa e Mosul, le strategie di sicurezza comune, la lotta al terrorismo, le nuove strategie per la gestione dei flussi migratori, l’energia e il commercio internazionale nell’area.
Un focus particolare è dedicato ad alcuni paesi chiave della regione come Arabia Saudita, Iran, Qatar, Egitto, Iraq e Libia e alla prospettiva di grandi potenze come Russia, Stati Uniti, Cina e India.
All’evento, la Farnesina e l’ISPI arrivano con due dossier che analizzano la geopolitica del Mediterraneo, raccontando, anche attraverso i numeri, sia i problemi che le opportunità della regione intorno a questo mare, cerniera tra Europa, Africa ed Asia. La prima giornata ha visto la presenza del presidente della repubblica Sergio Mattarella e, dopo il benvenuto del presidente dell’Ispi Giampiero Massolo, i discorsi di apertura del ministro degli esteri Angelino Alfano e del presidente libanese Michel Aoun, oltre a un intervento della ministra della difesa Roberta Pinotti. Nella tre giorni si sono alternati numerosi protagonisti della scena internazionale: dai ministri degli esteri di Iran, Iraq, Russia, Arabia Saudita, Qatar ,Egitto, Giordania, Tunisia, Algeria, Niger, India, al vice premier libico, dall’Alta rappresentante per la politica estera dell’Ue al segretario generale della Lega araba, all’inviato dell’Onu per la Libia. La chiusura della conferenza è stata affidata al premier Paolo Gentiloni.